ELOGIO DELL’ASSENZA O/E DELLA SOTTRAZIONE

Ritengo che l’ipertrofica diffusione di ogni forma artistica presente nella contemporaneità abbia ormai appiattito e omologato tutto e tutti. Ciò che viene in abbondanza insufflato da ogni mezzo massmediatico rischia di amalgamare un planetario blob di inutili orpelli estetici e tecniche  “strabilianti” quanto meramente finalizzate a titillare la rètina. Questo accumularsi di produttività autoreferenziale, celebra la fine dell’eversione, dell’anarchia, della disobbedienza verso tutto quello che è rappresentato dal potere culturale imperante e dai suoi lacchè ( critici, storici, accademici ), dal putrido mercato ( biennali, premi, fiere ) e da quell’editoria “specializzata” che determina il borsino dei cosiddetti grandi protagonisti dell’arte contemporanea.

Io proclamo la SOTTRAZIONE! Togliere con un semplice quanto distruttivo “segno”, ciò che ha distinto la pratica consolatoria di un’arte che mai ha saputo mantenere le distanze da un edonismo di matrice chiaramente borghese e quindi paradossalmente apolitica. L’ASSENZA degli inutili estetismi, configura un più attivo coinvolgimento nei problemi sociali e globali qui e ora. Il SOTTRATTISMO è l’unico modo deliberatamente sovversivo per smarcarsi dalle banalità che le multinazionali della cultura vendono nel mercato del trito e ritrito. Il SOTTRATTISMO riconosce in parte, nel SITUAZIONISMO, la caratteristica eversiva e anarchica del rifiuto.

PRAISE OF THE ABSENCE OR / AND THE SUBTRACTION

I believe that the hypertrophic spread of every artistic form present in the contemporary world has now flattened and approved everything and everyone. What is blown in abundance by every mass media runs the risk of amalgamating a planetary blob of useless aesthetic trappings and “amazing” techniques which are merely aimed at titillating retina. This accumulation of self-referential productivity celebrates the end of subversion, anarchy, disobedience to everything represented by the prevailing cultural power and its lackeys (critics, historians, academics), by the putrid market (biennials, awards, fairs). ) and from that “specialized” publishing that determines the borsino of the so-called great protagonists of contemporary art.

I proclaim the SUBTRACTION! Remove with a simple yet destructive "sign" what distinguished the consoling practice of an art that has never been able to keep its distance from a clearly bourgeois and therefore paradoxically apolitical hedonism. THE ABSENCE of unnecessary aestheticism configures a more active involvement in social and global problems here and now. SUBTRACTING is the only deliberately subversive way to break free from the platitudes that the multinationals of culture sell in the trite market. SUBTRACTISM partially recognizes, in SITUATIONISM, the subversive and anarchic characteristic of rejection.